Il Museo delle Arti in Ghisa nella MAremma

Ferro, Fuoco, Terra! 50 anni di lavoro in Maremma

fotoPino Bertelli
Da sabato 25 febbraio 2017 a domenica 30 aprile 2017
Magma – Comprensorio ex Ilva
Orario: 15.30 – 19.00
Chiuso lunedi’
Ingresso biglietto Museo
Tel. 0566.59027 | 0566.59243
E-mail: frontoffice@magmafollonica.it

“Ferro, Fuoco, Terra! 50 anni di lavoro in Maremma” con lo sguardo di Pino Bertelli

La mostra fotografica “Ferro, Fuoco, Terra! 50 anni di lavoro in Maremma” è stata inaugurata al Magma Follonica il 25 febbraio del 2017, raccontando con lo sguardo libertario del fotografo di fama internazionale Pino Bertelli, il lavoro di ieri e di oggi della Maremma toscana. La mostra è composta da trenta foto in bianco e nero in grande formato, che Pino Bertelli ha regalato al Centro di Documentazione Ivano Tognarini del Magma. “Ferro, Fuoco, Terra! 50 anni di lavoro in Maremma” è un’iniziativa nata all’interno del progetto di collaborazione tra Irta Leonardo (Istituto di Ricerca sul Territorio e l’Ambiente) e Magma Follonica. Da sempre sensibile e recettivo alle questioni del lavoro e della società, dell’emarginazione, della diversità e della libertà, Pino Bertelli ha raccolto in questa mostra ritratti, ambienti, luoghi di lavoro e di memoria seguendo un percorso che unisce gli elementi della terra, del mare, del ferro e del fuoco.

Come sono stati scelti i capitoli della mostra? Come si legano agli elementi del fuoco, del ferro e della terra?
La ritrattistica sociale della mostra al Magma, si intreccia appunto con il fuoco, il ferro e la terra che sono alle radici della cultura maremmana (e anche degli ultimi della Terra). è un fare-fotografia in utopia che va incontro all’uomo della strada. Non si deve mai cercare la verità solo nell’opera di un autore, ma andare a vedere il romanzo della sua vita per comprenderla a fondo! La fotografia dominante vede ovunque obiettivi, la fotografia sociale, pretesti! I bambini, i folli e i poeti sono i soli che conoscono l’innocenza del divenire e sanno che tutto ciò che non è diretto è senza valore.

C’è un particolare aneddoto, una storia, legata a uno dei ritratti scelti poi per la costruzione della mostra?
Il ritratto del partigiano di un piccolo paese in collina non è stato facile e mi è molto caro. Il partigiano mi chiese perchè volessi fotografarlo e io gli dissi che non volevo perdere la memoria di quando ancora ragazzo scelse di andare alla macchia e combattere contro il fascismo per conquistare la democrazia. Lui mi rispose (con una voce un po’ tremante): “Sono cose che non si dimenticano… quando ci stringemmo al collo uno straccetto rosso e andammo nei boschi di Maremma con il sorriso negli occhi e la paura nel cuore, eravamo in molti a pensare di lottare per il raggiungimento di un mondo più giusto e più umano…ci accorgemmo presto che i partiti si sarebbero presi tutte le nostre speranze e col tempo avrebbero tradito anche quella lotta di popolo!”.

Come racconteresti il mondo del lavoro in questo momento storico con lo strumento della fotografia? Quali aspetti raccolgono secondo te i nodi più importanti del racconto sociale?
La fotografia sociale è anche un album di famiglia del proprio tempo perchè fruga nelle ferite della storia e come nell’Ecclesiaste, in Leopardi o in Shakespeare, o anche nell’ultimo ubriaco di taverna, si oppone alla banalità del conforme e coglie lo straordinario nell’ordinario. La fotografia non serve a nulla se non dice qualcosa e possibilmente contro qualcuno… Il crollo degli idoli si porta dietro anche la caduta dei pregiudizi! La vita è bellezza e nella bellezza c’è anche la giustizia! Motto di spirito: la fotografia non è utile a niente, come la musica di Mozart! (Pino Bertelli).

Biografia
Pino Bertelli è nato in una città-fabbrica della Toscana, tra “Il mio corpo ti scalderà” e “Roma città aperta”. Dottore in niente, fotografo di strada, film-maker, critico di cinema e fotografia. I suoi lavori sono affabulati su tematiche della diversità, dell’emarginazione, dell’accoglienza, della migrazione, della libertà, dell’amore dell’uomo per l’uomo come utopia possibile. è uno dei punti centrali della critica radicale neo-situazionista italiana. L’International Writers Association (Stati Uniti), l’ha riconosciuto scrittore dell’anno 1995, per la “non-fiction”. è direttore responsabile della rivista di critica radicale “Tracce” e del giornale on-line “Stile libero”, direttore editoriale della casa editrice “Traccedizioni”, collabora con “Le monde diplomatique”, “Fotographia”, “Sicilia Libertaria” e altre testate. Pier Paolo Pasolini, maestro e amico, gli ha regalato la prima macchina fotografica quando aveva quindici anni. Nel 2004 ha ricevuto il “Premio Internazionale Orvieto”, per il miglior libro di reportage, “Chernobyl. Ritratti dall’infanzia contaminata”. Nel 2014 l’Associazione di bioarchitettura BACO gli ha assegnato il Premio Internazionale Vittorio Giorgini. Alessandro Allaria ha fatto un reportage (per la televisione tedesca), “Pino Bertelli. Il fotografo e le donne di Napoli”, 2008. Nel 2014 il regista Antonio Manco ha realizzato a Buenos Aires, “Pino Bertelli. Ritratto di un fotografo di strada”, prodotto dal Festival del Cinema dei Diritti umani di Napoli e Buenos Aires. L’Archivio Internazionale di Fotografia Sociale di Pino Bertelli è curato dalla documentalista Paola Grillo. Una parte del suo archivio fotografico è depositato all’Università di Parma. Una selezione delle sue fotografie è presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. La sua opera (Contro tutte le guerre) è stata esposta alla Mostra d’Arte Biennale di Venezia (2011) e adesso è nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Fa parte di Reporters sans frontières.