Il Museo delle Arti in Ghisa nella MAremma

Villaggio Fabbrica – testo e foto

Negli anni trenta dell’800 Follonica conosce l’avvio di un grande sviluppo urbano. Cresce la città dentro la fabbrica e nascono i primi insediamenti residenziali fuori dal recinto dello stabilimento. Cosa rimane oggi di quel progetto urbanistico voluto da Leopoldo II in persona?


Si disegna il Villaggetto attorno alla Chiesa. Si prosegue lo Stradone alla Marina. Dalla Chiesa se ne stacchi uno nuovo, uno parallelo alla via di Massa fino al mare: la strada viene aperta ai venti sani.

Leopoldo II, Granduca di Toscana (1836)

 

Nel 1836 Follonica viene dotata di un piano di sviluppo urbanistico e si cominciano a costruire i primi edifici cittadini, secondo un impianto moderno a maglie ortogonali. La fabbrica viene separata dalla parte residenziale e i lavoranti, che prima trovavano riparo in “camerotti”, spesso malsani, dentro gli impianti, sono ospitati in ampie caserme e nuove abitazioni.

  

Residenze dei lavoranti

La caserma con una serie di nuove e ariose abitazioni, realizzate tra il 1838 e il 1846 per volontà del granduca Leopoldo II, sostituisce gli angusti e malsani camerotti annessi alla fabbrica, dove fino ad allora erano stati alloggiati i lavoranti dello stabilimento.
  

Chiesa di San Leopoldo

Divenuto insufficiente l’oratorio dei forni, la costruzione di una Chiesa a Follonica è sollecitata per oltre un decennio dai lavoranti. Nel 1836 Leopoldo II ne assegna così il progetto ad Alessandro Manetti e Carlo Reishammer, che nell’arco di due anni completano l’opera.
Collocata lungo la strada per Massa Marittima, sul lato opposto rispetto alle fonderie, la Chiesa viene intitolata a San Leopoldo di Babenberg, patrono d’Austria, in onore del Granduca. Il manufatto è caratterizzato dall’unione di pietra, estratta nelle cave di Valpiana, e getti artistici in ghisa, che rappresentano il punto più alto nella produzione delle fonderie.
  

Forni delle ringrane

Costruito a partire dal 1853, l’edificio è composto da 14 forni delle ringrane, in seguito ridotti a 10. Serve a calcinare la vena di ferro, prima dell’intervento dei picchiavena, il cui compito è di frantumare il minerale, e dell’avvio ai forni fusori.
Subentrato, per tale trattamento, alle fornaci dislocate accanto ai forni di San Ferdinando, San Leopoldo e Maria Antonia, viene dotato di un montacarichi per il sollevamento del ferro alle bocche dei forni delle ringrane. Cessa di funzionare nel 1907, quando lo stabilimento di Follonica si trasforma in una fonderia di seconda fusione.
  

Fonderia numero 1

L’imponente edificio, che si affaccia sulla via Massetana, viene ultimato nel 1839 e serve come magazzino per i legnami e per le semole dei cavalli.
Nel 1918 viene trasformato in fonderia destinata prevalentemente alla produzione di lingottiere. La ghisa, fornita in pani o barre dello stabilimento di Piombino, viene qui fusa in due cubilotti, eretti accanto al muro occidentale dello stabile.
  

Porticato dei getti e camerotti

Il locale porticato stretto e lungo, ubicato accanto ai forni delle ringrane, nella porzione settentrionale del recinto magonale, viene edificato intorno al 1842. E’ voluto da Leopoldo II per riparare “i rinettatori dei getti”, vale a dire gli sbavatori, mentre al piano superiore ha funzioni di dormitorio con camerotti per i lavoranti.
Nel 1926 lo stabile viene ampliato per ospitare la fonderia dei cilindri, con relativa torniera, attiva fino alla chiusura dello stabilimento nel 1960.
  

Ospedale ricovero

Ospitato in altri edifici fin dal 1830, l’ospedale ricovero dello stabilimento viene trasferito in questa palazzina, costruita fra il 1838 e il 1841. Al piano terra essa comprende lo studio del medico, una piccola farmacia e due sale ospedaliere (una per il ricovero degli uomini, l’altra per le donne) per 16 posti letto complessivi.
Allo stesso livello del palazzo è anche ubicata la Scuola di disegno lineare e d’ornato. Al piano superiore sono invece ospitate le abitazioni del medico, del farmacista e degli insegnanti.
  

Fonderia numero 2

Realizzato a più riprese, a partire dal 1834, questo grande complesso comprende varie strutture produttive, alcune delle quali sono state abbattute nel tempo. La prima a essere costruita è il forno detto San Leopoldo, completato nel 1835 su progetto di Henry Auguste Brasseur.
Nel 1837 viene quindi ultimata la fonderia artistica, seguita nel 1840 da un grande carbonile aggettante e nel 1841 dal secondo alto forno, accoppiato al primo. Di questo forno, battezzato Maria Antonia e finalizzato alla ghisa da getti, si conservano ancora parti importanti.
I due forni accoppiati sono azionati dall’acqua della gora e sono illuminati da lumi a gas per poter lavorare anche di notte. Spenti nel 1907, vengono demoliti negli anni successivi; mentre la fonderia viene ingrandita e riservata ai getti di minor tonnellaggio.

  

Case della condotta

Il ceppo di case della condotta è un nucleo edilizio formato da tre stabili, tutti risalenti alla prima metà dell’800. La prima palazzina, innalzata tra il 1817 e il 1822, ospita al pian terreno le botteghe del fabbro e del falegname e a quello superiore alloggi per i dipendenti. Verso la fine degli anni ‘30 vengono costruiti altri due edifici simili al primo, all’interno di un recinto con portico, detto “della condotta”, perché destinato al riparo di carri e barrocci. Vi alloggiano i cavallai e i bovari, che trasportano il carbone dalle macchie circostanti e la vena di ferro dalla Marina, per conto dell’Amministrazione granducale.

  

Torre idraulica

Edificata con pietre e laterizi, la torre idraulica dispone di due porte e di tre serie di finestre, successivamente chiuse con mattoni.

  

Casello idraulico

Nel 1840 il granduca Leopoldo II decide la costruzione di una comoda “Casa ad uso Servizio Idraulico del Buonificamento”. Completato nel 1844, l’edificio diventa il Centro direttivo della bonifica delle basse valli della Pecora e del Cornia.
A differenza del consueto utilizzo di un casello idraulico, questo edificio serve a ospitare l’ingegnere, l’archivio, il magazzino degli attrezzi ed è dotato nella corte di una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.
Dal casello idraulico l’ingegner Odoardo Raffannini e altri funzionari granducali, tra cui lo stesso Alessandro Manetti, coordinano e guidano, sino alla caduta dei Lorena, i lavori di riordino idraulico nell’area follonichese-scarlinese.
  

Carbonile

Questo imponente edificio, ancora ben conservato, viene realizzato nel 1840 tra il Forno di San Ferdinando e la fonderia artistica. Nell’800 il grande carbonile di riserva serve a immagazzinare il carbone eccedente. Nel ‘900 viene invece trasformato in un magazzino.
  

Forno di San Ferdinando

Quello che ospita il museo è l’edificio più antico dello stabilimento. Alla fine del ‘400 era un mulino e nel 1546 vi fu abbinata una ferriera: ambedue azionati dalle acque provenienti dalle colline di Massa Marittima e raccolte in un grande bottaccio. A inizio ‘800, spostato l’impianto molitorio a 2 macine e smantellata la ferriera vecchia, viene qui impiantato un nuovo forno fusorio.
Si tratta di un forno quadro piccolo, presto abbandonato e sostituito nel 1818 da un forno tondo di nuova generazione, soffiato con macchine a vento asciutto. Dedicato a San Ferdinando, il forno è considerato il più moderno in Toscana e fra i più avanzati in Italia, con prestazioni eccellenti per consumi di combustibile, resa del minerale e quantità di ghisa prodotta.
È ubicato in un vasto fabbricato contenente camerotti per i lavoranti, magazzini, botteghe, carbonile e ringrane. Il San Ferdinando resta acceso fino al 1888 e viene smantellato dopo il 1907.
  

Bottaccio

Questo serbatoio o vasca d’acqua esisteva già nel XVI secolo, con una forma leggermente diversa da quella che si può osservare oggi, dopo gli scavi archeologici curati dalla Sopraintendenza ai beni architettonici di Siena.
Profondo circa 4 metri, largo 12 e lungo 14, riceveva dalle bocche l’acqua proveniente dal territorio di Massa (in particolare dall’Aronna e dalle Venelle) e deviata verso Follonica da una steccaia.
Nel ‘600 questa si spinge dall’invaso, seguendo due gore, fino al mulino e alla ferriera. Un diverticolo, che si staccava dalla Gora principale un po’ prima del bottaccio, la porta invece, nell’800, fino al Forno quadro piccolo e poi al Forno di San Ferdinando.
Nella parete occidentale del bottaccio viene poi aperta un’altra arcata, dalla quale l’acqua va forse ad azionare il mulino, spostato nei sotterranei dell’attuale Biblioteca.
  

Casa con torretta

In questo edificio, impiantato tra il 1618 e il 1638, sono ubicati una ferriera alla bergamasca e un distendino, che vengono azionati dalle acque di una gora.
All’inizio dell‘800, le due strutture versano però in pessime condizioni. Per riattivarle dopo il 1817 una squadra nutrita di muratori deve lavorare intensamente sulla ferriera diroccata, con una spesa complessiva assai ingente.
In seguito ferriera e distendino sono spenti più volte nelle stagioni di siccità, quando la portata d’acqua, che giunge da Massa, è insufficiente per alimentare sia il Forno di San Ferdinando che questi due impianti.
Dopo il 1844, con la costruzione della nuova ferriera alla contese, l’edificio viene progressivamente abbandonato e quindi destinato ad alloggio per i lavoranti.
  

Centralina idroelettrica

Nel 1910 vengono realizzati due edifici contigui con una ciminiera per ospitare la centralina elettrica. Essa si giova dell’energia prodotta dalla sovrastante gora, che non alimenta più i forni, spenti pochi anni prima. Lo stabile più a monte è dotato di una copertura sostenuta da una raffinato intreccio di tiranti e di travi.
  

Palazzina del direttore

Dietro uno dei casotti di guardia vicino al cancello, tra il 1822 e il 1832, viene edificata la “casa sulla piazza per alloggio degli impiegati”, con un orto adiacente. L’edificio, noto anche come Palazzina degli impiegati, ha funzioni prevalentemente abitative fino al 1852.
Quando la Cointeressata Bastogi subentra all’Amministrazione granducale nella gestione delle fonderie, restando il Palazzo Granducale alle Regie Possessioni statali, viene spostata nella palazzina la direzione dello stabilimento. Risiedono dunque lì tutti i direttori che si susseguono fino al 1960, allorché lo stabilimento viene chiuso.
  

Palazzo del forno quadro

Costruito nel 1578 a breve distanza dal complesso mulino-ferriera, l’edificio dell’attuale Biblioteca, ospita in quel periodo il forno quadro grande: la più importante struttura fusoria dell’epoca in Italia.
Il forno, alimentato da un gorello che prima del bottaccio si separava dalla gora principale, si trova nel seminterrato, accanto a due ringrane. Al piano superiore dell’edificio sono invece collocati i camerotti dei lavoranti, i magazzini del ferraccio e l’arsenale dei legnami.
Spento nel 1813, viene riacceso nel 1818 e produce ghisa e getti fino al 1820, quando crollano i piloni che sostengono l’impianto e il forno viene definitivamente abbandonato e poi demolito.
Nel 1840 vengono abbattuti anche i piani superiori per far spazio alla grande officina meccanica, con le volte sorrette da colonne in ferro fuso. L’officina ospita sino al 1960 i tornitori dello stabilimento.
  

Stazioncina di Marina

L’edificio sulla Marina sorge già nel 1575, come torre di guardia e avvistamento. Più tardi prende il nome di Forte di Follonica e diventa sede di un piccolo presidio di cannonieri guardacoste.
Nel 1826 Leopoldo II ne dispone la completa ristrutturazione, per ospitare anche l’abitazione del tenente castellano Rocco Calcinai. Successivamente viene dotato di una piattaforma con due pezzi di artiglieria per la sorveglianza del golfo.
Disarmato nella seconda metà dell’800, il forte viene demolito nel 1902. Al suo posto viene costruita la stazione della ferrovia Massa Marittima – Follonica Porto, dove giungono dal massetano le piriti e il carbone di legna da caricare sulle imbarcazioni attraverso il nuovo pontile marittimo.
  

Casotti di guardia

Nel 1845, conclusa la costruzione del recinto magonale che separa i forni fusori dal villaggio, viene stabilito un guardiatico, con un picchetto della Guardia di Finanza, che da novembre a giugno effettua controlli all’ingresso dell’area siderurgica.
Ai lati del cancello monumentale, vengono dunque costruiti due piccoli locali, detti casotti, in grado di ospitare le guardie.
  

Cancello monumentale

Nel 1831 il granduca Leopoldo II decide la costruzione di un recinto magonale, per separare i forni fusori dal villaggio, che sta sorgendo all’esterno dell’area siderurgica.
Al termine dei lavori, per chiudere il muro perimetrale, viene realizzato un cancello monumentale in ghisa. Il progetto è dell’ingegner Alessandro Manetti e dell’architetto Carlo Reishammer.
Esempio di bella manifattura, la cancellata rappresenta una sorta di “manifesto – campionario delle potenzialità della fonderia“. È stata restaurata nel 1994 a cura della Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici di Siena.
  

Osteria e dispensa

L’edificio che sorgeva sulla sponda del torrente Petraia ospita fin dal 1651 l’osteria con macelleria e dispensa dello stabilimento. Nel locale si tengono il pane, le castagne, la carne e il vino, che talvolta viene distribuito gratuitamente ai lavoranti per qualche lavoro straordinario o in speciali ricorrenze.
Ristrutturato nella prima metà dell’800, l’osteria è affittata con la vigna adiacente a un esercente privato. A fine secolo l’edificio viene ampliato per ospitare le scuderie, diventando inoltre il laboratorio di falegnameria dei modellisti.
Lo stabile rimane tale fino al 1960, quando lo stabilimento viene chiuso. Successivamente viene adibito a scuola media.
  

Palazzo Granducale

L’edificio sorge fra il 1817 e il 1822 per essere adibito ad arsenale per i legnami e in seguito utilizzato come dispensa dei commestibili. Nel 1845 viene però ristrutturato e sopraelevato per diventare il nuovo Palazzo Granducale.
L’edificio di tre piani da quel momento diventa l’alloggio di Leopoldo II, da solo o con la moglie, nelle sue frequenti visite a Follonica. I primi due piani sono riservati alla famiglia granducale, con salotti sale da pranzo e camere private; il terzo piano è invece dedicato alla servitù, nonché all’ufficio dell’Ispettore forestale.
Con la nascita della Cointeressata Bastogi, il Palazzo passa alle Regie Possessioni statali, che lo utilizzano come sede delle Guardie forestali a sorveglianza dei boschi demaniali destinati alla produzione di carbone.
  

Torre dell’orologio

Fin dal ‘600 lo stabilimento di Follonica dispone per i servizi spirituali di una cappella, alla quale subentra nella seconda metà del ‘700 l’oratorio, edificato nel complesso del Palazzo con Torre dell’orologio.
Qualche anno più tardi viene costruito, accanto alla nuova cappella, un appartamento che diviene la sede della direzione dei forni. Nel 1817 questo stabile versa in cattive condizioni, con muri e infissi laceri. Viene dunque ristrutturato per ospitare il Granduca e la sua famiglia, in occasione delle frequenti visite a Follonica.
Nel 1839 viene innalzata la torre, dotata di un orologio e di due campane di bronzo artistiche, fuse a Pistoia da Terzo Rafanelli, per scandire gli orari delle lavorazioni.
Ridotta ad appartamenti per i lavoranti, dopo la costruzione del Palazzo Granducale, ospita le famiglie dei dipendenti delle fonderie fino al 1960.
  

Casetta Pierallini

L’attuale abitazione del custode dell’Azienda forestale Risale alla prima metà del ‘700. Viene costruita privatamente da Francesco Pierallini, uno degli affittuari delle Ferriere.
La casa, ormai in cattive condizioni, è acquisita dalla Magona nel 1818. Viene quindi ristrutturata, per ospitare il guardia boschi, corredata di un forno da pane e di una volta che poggia su una colonna.
  

Casa storta

Il fabbricato viene realizzato tra il 1745 e il 1777 durante il principato di Gaetano Boncompagni, principe di Piombino, a cui apparteneva Follonica, per controllare l’intenso traffico commerciale, che si svolge allo scalo e al pontile.
Verso il 1810 la Casa storta viene assegnata all’amministrazione delle miniere di allume di Montioni, che se ne serve come ufficio e magazzino.
Nel 1817 viene sopraelevata per ospitare il doganiere Cardini e il deputato di sanità dello scalo.
  

Dogana

Il granduca Leopoldo II dispone la costruzione della Dogana nel 1826 e l’edificio è completato nel 1831, su disegno di Alessandro Manetti.
Vi si trasferiscono le guardie di finanza e i doganieri, prima alloggiati nella Casa gobba e in altri stabili, come l’osteria, per meglio controllare il movimento commerciale dello scalo e al pontile.
  

Casa gobba

Nel 1581 vengono costruiti alla Marina due magazzini per il deposito del ferro, di pertinenza dei forni di Follonica e di quelli di Valpiana.
Nel 1734 le strutture sono ampliate con l’edificazione di due scottieri (recinti dai bassi muri) per l’immagazzinamento della vena, l’ematite di ferro che giungeva da Rio nell’Elba.
Sopraelevato nel 1773 e più volte ingrandito dal 1809 al 1835, l’edificio viene corredato nel 1839 di una piattaforma per ospitare due cannoni da costa da rivolgere verso il mare.
La Casa gobba comprende nel 1817 un magazzino nuovo, un magazzino vecchio, il salotto, la cucina e la camera del magazziniere Pietro Volpini, il semolaio vecchio e la camera del garzone Bramanti. Ma le funzioni dello stabile non cambiano: vi si scaricano la vena di ferro, la ghisa, i getti e le semole per i cavalli e i buoi dei vetturini.
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